L’artigianato e i prodotti tipici di Carso e Istria.

Il Carso e la penisola istriana sono territori poveri, che si estendono su superfici tra le più diverse. Dal calcare al flysch, passando per la terra dalla colorazione rossastra dovuta alla presenza di minerali ferrosi, tutto in queste terre si richiama a forme aguzze, a ruvidi approcci ed a esistenze impervie. Le sue linee – e le sue armonie – richiamano la forza della Natura e i suoi caratteri particolari che da secoli forgiano le genti che abitano questo confine. Le sculture della vita sulla frontiera sono opere d’arte che intrecciano gli elementi dell’artigianato a quelli del commercio ambulante, facendoli confluire in un mercato sconosciuto ai più, gelosamente custodito dai conoscitori e manifesto di tradizioni presenti da sempre.  

Si tratta di opere artigianali realizzate grazie al marmo, al legno o al ferro, e che negli ultimi anni hanno dato vita ad un mondo che attinge, per riflessioni e creatività, proprio ai due satelliti triestini. Riuscire a trovare artigianato in Carso e nella penisola istriana non è sempre operazione semplice, ma di seguito abbiamo tentato di riassumere le attività dove poter acquistare manufatti originali e realizzati in virtù di mestieri locali.

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L’artigianato in Carso

Il Carso si sa, è terra tagliente, dura e calcarea. Le ferite di questo territorio non sono esclusiva dei drammi novecenteschi, come altresì la sua redenzione non può essere ricondotta solo a periodi storici lontani da noi. Lavorare la pietra, su questo altopiano, significa modellare e mettere a sistema una delle poche risorse naturali che il Carso possiede. “Le piere se scalda, come sariandole negre che sul sol, al bagno in inverno, ciapa color” scrisse un poeta triestino scomparso qualche anno fa, riferendosi proprio a quel rapporto che il calcare stabilisce con il mare, con le sue abitazioni e i suoi muretti. 

Aurisina e le sue cave

È per questo che in Carso lavorano alcuni scultori del marmo come Peter Skabar, Paolo Hrovatin o Robin Soave. Il primo è a capo della Kajzermarmi di Repen (Rupingrande in italiano) e realizza vasi, fontane, caminetti, ma anche manufatti in marmo come i profondi vasi dove salare le sardine o “pestare” semi o le piante officinali del Carso; a pochi metri dalla Grotta Gigante Paolo Hrovatin realizza oggetti artistici in pietra di Aurisina, in alabastro calcareo o in stalattite, mentre Robin Soave (il cui cognome originale era Švab, ma venne italianizzato durante il fascismo) si dedica alla realizzazione di sculture dal design moderno ed opere basate sulla fusione di bronzo, alluminio e piombo. Soave è conosciuto, tra le altre cose, anche per aver costruito un parco, vicino al borgo di Prosecco e al cimitero militare austroungarico, dove nei circa diecimila metri quadrati a disposizione vengono esposte le sue sculture.

La pietra di Repen da Parigi alle piramidi

Facendo leva su aneddoti legati alla memoria di queste zone, la pietra proveniente dalle cave della zona di Monrupino – che nel passato venne utilizzata per la costruzione della stazione ferroviaria di Milano, del ponte della Libertà di Venezia, del parlamento viennese, o in città come Budapest, Parigi o Il Cairo – rappresenta ancora oggi la materia prima che gli scalpellini del Carso modellano per realizzare fontane, tavoli, parapetti delle abitazioni e chi più ne ha più ne metta. 

Oltre il confine: la “scuola” di Pliskovica

Varcando il confine tra Italia e Slovenia, nel Carso di Pliskovica da diversi anni esiste il laboratorio di Jernej Bortolato che durante il Festival Kamna (della pietra, in italiano) diventa il centro di gravità di un paese che riprende vita grazie alle tradizioni di un tempo. Bortolato realizza prodotti che vengono utilizzati come “regali d’affari da importanti aziende slovene” e, non ultimo, durante le cerimonie che il protocollo nazionale impone. Molto suggestive sono le miniature che Jernej scolpisce: pozzi carsici, morai, zuppiere, pressacarte, pestelli e molto altro diventano quindi le rappresentazioni di un’arte capace di diventare professione.

La lana di Ceroglie

L’artigianato è, per certi versi, anche trasformazione delle risorse naturali (come nel caso della produzione delle erbe officinali e la loro commercializzazione) nonché quelle animali. Così, anche se non clamorosamente di tendenza, la lana proveniente dalla tosatura delle pecore che la fattoria Antonić a Ceroglie (Cerovlje in sloveno) fa circa due volte l’anno può suscitare l’interesse dei paesani o di qualche triestino. I numeri non sono quelli di un vero e proprio business ma, per i più curiosi, quella lana potrebbe imbottire materassi, cuscini e qualsiasi altro soffice contenitore, oltre, eventualmente, ad offrire un’opportunità unica nella produzione di abbigliamento dal fascino meravigliosamente retro.

Le fiere: da Prosecco al centro di Trieste

Un’occasione da non sprecare per trovare prodotti artigianali del Carso è sicuramente rappresentata dai mercatini locali, come gli stand presenti alla tradizionale fiera autunnale di San Martino a Prosecco (in sloveno Martinovanje) oppure in quelli di Barbacan Produce, giovane e vivace mercato organizzato tra le vie del centro storico di Trieste che richiama molti visitatori da diverse parti del Friuli Venezia Giulia e della vicina Slovenia.

Una curiosità: il progetto Lanatura

Infine, una piccola curiosità sul fenomeno della lana. Anni fa il progetto transfrontaliero Lanatura aveva iniziato a lavorare sull’abbattimento degli scarti, per riuscire a recuperarne una parte consistente e tentare la strada anche dell’artigianato. Una strada che al momento sembra rappresentare più un’attività di nicchia che sviluppo di iniziative diffuse. Nonostante sia ancora distante dall’essere considerata “di tendenza”, attraverso il recupero del Carso e delle sue terre incolte da destinare all’allevamento, questa attività potrebbe riprendere fiato e marchiare le sue pecore come autentico manifesto di una sempre più necessaria sostenibilità ambientale. 

Muggia: mercatini, festival e piccole botteghe

Uno dei luoghi dove, se si è fortunati abbastanza da trovarli, poter acquistare oggetti di artigianato locale sono i mercatini. Nonostante la pandemia abbia “stoppato” l’organizzazione delle fiere urbane, chi da oltre 20 anni si occupa della vendita di artigianato è l’associazione culturale “Cose di vecchie case” che sia a Trieste che a Muggia porta in scena il suo speciale mercato. Per ogni informazione a riguardo e sulle prossime iniziative, basta consultare la loro pagina Facebook oppure telefonando al numero 3491692499. I loro mercati rappresentano una buona occasione per tutti gli appassionati di artigianato. Da alcuni anni nel comune muggesano si tiene il Muja Busker Festival, kermesse dedicata al teatro e agli artisti di strada. In occasione delle edizioni organizzate fino ad oggi, uno spazio importante l’ha avuto proprio un mercatino di artigianato legato, ovviamente, al tema della rassegna. 

Sempre a Muggia, una delle realtà che in maniera artigianale esprimono al meglio la virtù del “metterci le mani” è sicuramente rappresentata dalle compagnie del tradizionale Carnevale muggesano. I carri allegorici, come i vestiti e tutto ciò che trasforma la località rivierasca nel tempio carnascialesco della Venezia Giulia, vengono realizzati a mano, in un combinato di passione e precisione a cui si aggiunge la classica irriverenza locale. Tutte le informazioni sono reperibili sul sito www.carnevaldemuja.com

Nel territorio del comune istriano sopravvivono anche alcune piccole botteghe artigiane, come il negozio Valentina gioielli (che opera a Muggia dagli anni Sessanta).

Tra le realtà artistiche e artigianali emergenti ci sono anche i “Creativi di Malchina” impegnati su diversi prodotti e eventi. 

Gorizia e dintorni: dai merletti alle cornici

Il capoluogo isontino è ricco di antiche botteghe artigiane, soprattutto nella parte antica della città, vale a dire quella costruita attorno al castello. Tra vetrai, laboratori che lavorano la cartapesta o la lana cardata, basta passeggiare lungo le strette vie del ghetto ebraico di via Rastello o in piazza Vittoria, per regalarsi la scintillante atmosfera dei mestieri di un tempo. 

Tra i tanti da scoprire, l’attività di Daniele Scurti è quella che forse più di ogni altra merita un’attenzione particolare. Titolare di Ars Vitrum, bottega che dalla metà degli anni Ottanta ha deciso di recuperare l’antica arte vetraia da applicare su porte, portoni, finestre, raffinate lampade in stile Tiffany e chi più ne ha più ne metta, Daniele ha dalla sua il merito di tramandare un’attività artigiana pressoché scomparsa. 

In via Bellinzona a Gorizia si trova la bottega Equomondo, attività di vendita di prodotti artigianali (non solo oggettistica, ma anche prodotti alimentari) nata con lo scopo di valorizzare il commercio equo e solidale al commercio convenzionale e grazie alla collaborazione del Centro Volontari Cooperazione allo Sviluppo. Qui dentro si possono trovare chicche realizzate soprattutto in ragione dell’arte del riciclo: dalle scarpe ai vestiti, dagli accessori fino alle tanto richieste mascherine. Per ulteriori informazioni basta visitare la loro pagina facebook, sulla quale sono molto attivi. 

In corso Giuseppe Verdi è operativo il negozio Merletto goriziano, attività che grazie alla collaborazione con l’omonima Fondazione, mantiene viva la tradizionale arte sviluppatasi nella città in riva all’Isonzo. Sempre a Gorizia ma in questo caso in via Aquileia sopravvive il Ricamificio Spillo, negozio di abbigliamento specializzato nella produzione artigianale di ricami su capi di ogni genere, dalle maglie ai cappellini, dagli accappatoi fino alle lenzuola. La Leopoli Radislao si occupa invece di lavorazioni in ferro battuto: dai cancelli alle scale, il laboratorio si trova in via Brigata Pavia. Infine, rimanendo nella provincia di Gorizia ma spostandoci a Monfalcone, in via Oberdan troviamo Il Quadraio, vale a dire un interessante laboratorio di cornici realizzate sempre in maniera artigianale e che proprio per la sua capacità di resistere alle tendenze industriali di oggi, merita una visita. 

Il ruolo di Ures-Sdgz

Sul fronte dello sviluppo delle forme di economie qui descritte, chi opera da oltre mezzo secolo sul Carso è la Slovensko Deželno Gospodarsko Združenje/Unione regionale economica slovena, vale a dire l’associazione che mette a disposizione delle migliaia di imprese socie i servizi e un appoggio istituzionale per potersi muovere nel mare delle normative trasnfrontaliere. Nata nel 1946, la SDGZ-URES rappresenta gli imprenditori sloveni in Italia e grazie alle sue due società di servizi (la Servis e la Servis Koper) fornisce un supporto fondamentale nel lavoro quotidiano anche e soprattutto per quanto riguarda le numerose realtà dell’artigianato locale. 

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