Il mare in tempesta lo colse di sorpresa mentre stava veleggiando così si rifugiò nella prima baia che riuscì a scorgere lungo la costa. Qui, venne aiutato da un pescatore che lo accolse nella sua baracca fino al mattino successivo quando, grazie al bel tempo, poté salire nuovamente a bordo della sua barca. Fu lì, in quel momento, che decise dove avrebbe costruito il suo castello. La leggenda – o mezza verità – è quella riferita alla storia di Massimiliano d’Asburgo, provetto navigatore, e del bianco maniero divenuto oggi uno dei monumenti più visitati in Italia. Le acque che bagnano il castello ed il parco sono divenute la prima riserva marina nazionale, oltre 40 anni fa. Per comprendere l’area nella sua complessità abbiamo fatto quattro chiacchiere con il suo direttore, Maurizio Spoto.
L’Area Marina Protetta di Miramare fin dagli anni Settanta partecipa al programma “Man and the Biosphere Programme”. Ci spiegherebbe cos’è e perché è così importante?
Il programma “Man and Biosphere” dell’UNESCO è nato negli anni ’70 con l’obiettivo di promuovere su base scientifica un rapporto equilibrato tra uomo e ambiente attraverso la tutela della biodiversità e le buone pratiche dello sviluppo sostenibile. Nell’ambito di questo programma è stata costituita una rete mondiale di oltre 700 Riserve della Biosfera (di cui una ventina in Italia): si tratta di aree comprendenti ecosistemi terrestri, marini/costieri, o una combinazione degli stessi, riconosciute a livello internazionale quali territori capaci di coniugare appunto lo sviluppo socioeconomico con la conservazione degli ecosistemi. Le Riserve di Biosfera sono quindi veri e propri laboratori a cielo aperto in cui sperimentare buone pratiche di sostenibilità, affinché possano diventare modello ed esempio anche al di fuori dei loro confini. Miramare è entrata a far parte di questo programma già negli anni ’70, ma nel 2014 l’area riconosciuta dall’UNESCO è stata ampliata fino a comprendere buona parte della costiera triestina e del sovrastante ciglione carsico, caratterizzati da microeconomie tradizionali come la viticoltura sui pastini, l’acquacoltura e la pesca artigianale.
Nei pressi dell’area marina di Miramare vivono una flora ed una fauna marina particolari. Cos’è che le rende così speciali e quali sono le loro particolarità?
L’Area Marina Protetta di Miramare è a tutti gli effetti un concentrato di habitat e di specie, la cui varietà e abbondanza beneficiano di ormai 35 anni di conservazione e gestione attiva. Nonostante la superficie ridotta e i fondali poco profondi, dalla costa al mare aperto si possono trovare una grande varietà di microambienti specifici, che riflettono la presenza di quattro zone distinte, tutte ad elevatissima biodiversità. Tra l’ambiente di marea, la scogliera sommersa, i fondali sabbiosi e fangosi e il dominio pelagico vive una comunità ricchissima di organismi animali e vegetali, tra i quali spiccano specie protette come datteri di mare, astici, pinne nobili, cavallucci marini, madrepore e molti altri. Tra i banchi di pesce che nuotano indisturbati nelle sue acque, spicca la corvina, una specie solitamente schiva, che a Miramare vive in banchi che raggiungono anche i 100 individui.
Se dovesse riassumere in cinque punti le cose più belle da poter fare a Miramare, quale sarebbe la sua lista?
Siamo una riserva marina e quindi la prima esperienza che indubbiamente suggerisco sono le escursioni di seawatching alla scoperta della biodiversità di Miramare, che proponiamo per tutto il periodo estivo a piccoli gruppi. È un’esperienza davvero emozionante e adatta a tutti, adulti e bambini: basta sapere nuotare e utilizzare lo snorkel e potrete osservare le centinaia di specie animali e vegetali che popolano la riserva, nuotare in mezzo a banchi di salpe, saraghi e castagnole, imbattervi nelle più rare corvine o riuscire ad avvistare, grazie alle guide abilitate del WWF, organismi che potrebbero sfuggire ad occhi inesperti come piccole bavose colorate, minuscoli nudibranchi, spugne, anemoni e tanti altri. Particolare è l’uscita al tramonto, con imbarco dal porto di Grignano, che offre ai visitatori la possibilità di immergersi nelle acque protette nell’ora più suggestiva della giornata, scoprendo le specie che fanno capolino nelle ore serali, ma anche di godere dello spettacolo delle torri del Castello che si specchiano nel mare mentre si osserva all’orizzonte uno dei meravigliosi tramonti di Trieste.
E poi ovviamente una visita al nostro centro didattico e museale alle Scuderie di Miramare, il Biodiversitario Marino (BioMa), possibilmente guidata dallo staff WWF che, tra diorami e ricostruzioni di fondali, docce acustiche, tunnel della bioluminescenza, vasche tattili e impressionanti vortici di plastica, vi racconterà tutte le curiosità e gli aneddoti sulle specie che popolano la riserva e il Golfo di Trieste ma anche sui nostri impatti sul delicato ecosistema marino.
Per i più avventurosi che possiedono un brevetto da sub è possibile partecipare ad un’immersione nelle acque protette accompagnati dalle nostre guide subacquee. In questo caso è possibile avvistare specie più di profondità, difficilmente osservabili così numerose al di fuori delle boe gialle che delimitano la riserva.
Chi invece è interessato alcune delle attività tradizionali che vengono condotte lungo la costiera triestina, può approfittare delle nostre escursioni in barca alle mitilicolture, per parlare di prelievo sostenibile di risorse del mare, o di quelle che proponiamo lungo la ricca rete sentieristica che attraversa il ciglione carsico della Riserva di Biosfera di Miramare, dalla Napoleonica al Sentiero della Salvia, passando dalle diverse vedette che offrono viste spettacolari sul Golfo di Trieste e diversi spunti di lettura del paesaggio e della storia di questi territori.
Verso le giovani generazioni avete particolari attenzioni: qual è il prossimo campo d’azione per divulgare al meglio il rispetto per l’ambiente?
I giovani sono fin dall’istituzione dell’Area Marina Protetta, nel 1986, il target privilegiato della nostra azione divulgativa ed educativa: in questi 35 anni, da Miramare sono passate intere generazioni di studenti a cui riteniamo di aver instillato l’amore per il mare e per la sua conservazione, un amore che passa attraverso la sua conoscenza, l’esperienza diretta e le emozioni che la Natura ci sa regalare. Ma negli anni abbiamo sempre più cercato di integrare l’educazione ambientale con quella alla sostenibilità. Non basta più sapere come si chiama un pesce o che differenza c’è tra un’alga e una pianta marina: quello su cui stiamo puntando è far comprendere ai ragazzi e ai bambini che anche loro posso diventare attori del cambiamento, che i comportamenti dei singoli sono importanti e che la conservazione della natura e del mare iniziano da noi. Per farlo stiamo sperimentando anche strumenti e format divulgativi nuovi, capaci di raggiungere i target più diversi e di favorire l’interazione tra più discipline: la scienza deve dialogare sempre di più con la gente e per farlo deve dotarsi di linguaggi diversi. Noi quest’anno lo abbiamo sperimentato con l’organizzazione, in collaborazione di OGS, di “Maredirefare”, il primo festival del mare svolto nella città di Trieste in concomitanza con l’avvio del decennio degli oceani. Per quindici giorni Trieste e Miramare si sono animate di eventi pubblici di divulgazione a tema marino, dalla presentazione di libri a incontri con i ricercatori nei bar letterari della città a laboratori e attività per bambini e famiglie. Focus della manifestazione è stata “Microceano”, una mostra dedicata agli organismi marini microscopici la cui originalità era il percorso parallelo tra Arte e Scienza, tra la parte divulgativa scientifica curata da biologi e ricercatori e quella artistica, impreziosita dalle opere e dalle installazioni di una ventina di giovani artisti. È un format diverso, originale, che utilizzeremo ancora per veicolare i nostri messaggi e che secondo noi può contribuire a portare la conoscenza del mare, e l’importanza delle nostre azioni di tutela, presso un pubblico diversificato e sempre più ampio.